La sanità privata resta una anomalia
Conferenza dei deputati regionali del PD Marziano, De Benedictis, Bonomo. La riforma regionale voluta da Russo, se gestita bene, può portare avanzamenti. La proposta dei tre distretti sanitari è demagogica. L'ospedale Di Maria non sarà chiuso
E' stata una conferenza stampa, quella promossa ieri dal coordinamento cittadino del Partito Democratico con la deputazione regionale, diretta a fare il punto sulla sanità provinciale, alla luce dell'incontro di mercoledì con i tecnici della regione, per tenere alto il livello di attenzione e stabilire in maniera chiara la posizione del partito.
Sulla bontà della riforma Russo ha puntato l'on. Mario Bonomo perché per la prima volta «si mettono dei punti fermi e si inizia una inversione di tendenza nella spesa pubblica. Il problema è che l'assessore Russo non può intervenire sul territorio senza prima avere interloquito con lo stesso. Potremo anche fare a meno di alcuni posti letto, ma solo se si potenziano i servizi e su questo non c'è un progetto chiaro».
Sull'anomalia della sanità privata in provincia di Siracusa e sulla mancanza di chiarezza del decreto assessoriale ha insistito anche l'on. Roberto De Benedictis: «Quello che è più deprecabile, al di là dei posti letto, è che non si capisce che cosa si intende fare per i servizi, vorrei che fosse chiaro, perché ci sono battaglie ciniche del centro destra che puntano al mantenimento dello status quo. Come l'assenza di controllo sulla sanità privata dove ricoveri assolutamente non necessari o per prestazioni non appropriate vengono dati per buoni. Questa riforma può portare, se gestita bene, ad avanzamenti. La proposta di tre distretti sanitari è totalmente demagogica ed è stata fatta nella consapevolezza, che non può essere attuata, perché averne tre nella provincia di Siracusa, significa averne almeno venti in tutta la Sicilia. Due soli distretti invece, servono a salvare i presidi piccoli, come quello di Avola-Noto».
Sul terrorismo psicologico messo in camp dal centrodestra ha puntato l'on. Bruno Marziano: «In questa vicenda c'è chi gioca con un modo di rapportarsi con il territorio al limite dell'allarme. Non risulta a nessuno che l'ospedale di Avola verrà chiuso. Ciò che è emerso è che quel livello di sanità non reggeva più per l'entità della spesa e per la non accettabilità dei servizi. La sanità si fa certo con i posti letto, ma prima ancora con le attrezzature. Noi dobbiamo avere nei quattro ospedali e nei sei stabilimenti tutto ciò che serve ai cittadini. La battaglia vera va fatta per perseguire un processo di riqualificazione dei due stabilimenti e per sapere la tempistica dell'assunzione del personale necessario a far funzionare i due nuovi reparti, l'Utic e la Rianimazione. Il vero fronte è questo, le rivendicazioni si fanno per le cose utili»